acquario romano

💧L’idea di costruire un acquario a Roma si deve all’ittiologo Pietro Carganico, il quale giunse a Roma all’inizio degli anni ’80 dell’800 per realizzare il suo progetto: creare nella capitale uno stabilimento di piscicultura e un acquario.

🐠 Fino al 1894 sono ancora funzionanti le vasche con i pesci nella sala centrale, mentre questa e le gallerie, date in concessione temporanea, vengono utilizzate per mostre, esposizioni, concorsi, riunioni associative. 

🎭 Tra le diverse destinazioni si conferma dagli inizi del Novecento quella a sala teatrale e cinematografica, che convive a partire dagli anni trenta con quella di magazzino del Governatorato e del Teatro dell’Opera.

🖼 Dalla sua riapertura, nel 1993, l’Acquario Romano ospita numerose manifestazioni espositive e di spettacolo che hanno messo in luce le possibilità di utilizzo sempre nel rispetto della valenza culturale del monumento.

📐 Nel 2003 l’edificio ha avuto una nuova destinazione: come “Casa dell’Architettura” è stato adibito a centro espositivo e di manifestazioni sui temi dell’architettura contemporanea, gestito dall’Ordine degli Architetti di Roma. 

🏛 L’edificio è composto da un corpo cilindrico a base ellittica e da un avancorpo con arco a nicchione a cui si accede mediante due rampe di scale. Ai lati del nicchione ci sono due edicole ornate con sculture in stucco trattato a finto bronzo raffiguranti “La Pesca” a destra e “La Navigazione” a sinistra; le edicole sono sormontate da due tondi a rilievo, inquadrati da due cariatidi. La cornice di coronamento ha un fregio con due delfini e tridente. A coronamento dell’attico un gruppo in malta raffigurante il carro di Venere trainato da un tritone e una naiade.

🎨 Attraverso l’atrio, in cui si conservano due affreschi raffiguranti l’uno L’Acquario con il giardino e il laghetto e l’altro il monumento a Vittorio Emanuele II, si entra nella sala centrale caratterizzata da una particolare ricchezza decorativa. 

🪴 Il giardino dell’Acquario aveva originariamente l’ingresso da via Cattaneo. Un vialetto segnava il percorso principale in asse con l’edificio e due ponticelli rustici servivano per passare sopra un piccolo specchio d’acqua; la parte principale del laghetto circondava i resti delle mura Serviane. Un piccolo ruscello, destinato all’allevamento dei pesci, correva lateralmente e dietro la costruzione.

Casa di Fiammetta

🏡 La casa quattrocentesca si presenta a due piani, con altana e caratteristico portico a due fornici che prospetta su via degli Acquasparta, sorretto da colonne e pilastri.

👩🏻‍🦱 L’edificio, chiamato Casa di Fiammetta, appartenne alla celebre cortigiana fiorentina Fiammetta Michaelis, la quale, arrivata appena tredicenne a Roma insieme alla madre, meretrice anch’essa, svolse fin dal 1478 la professione più antica del mondo, divenendo ben presto la favorita del cardinale umanista Iacopo Ammannati.

💰 Alla morte del cardinale, avvenuta nel 1479, Fiammetta ereditò tutti i suoi averi: il fatto suscitò scalpore.
Intervenne così papa Sisto IV, che bloccò il testamento e nominò un’apposita commissione affinché risolvesse la delicata questione.

🏘 Fiammetta entrò così in possesso di ben quattro proprietà immobiliari: una vigna dotata di casino presso la Porta Viridaria (conosciuta anche come Porta S.Pellegrino), una casa con torre nello scomparso vicolo della Palma (soppresso nel 1925 per la costruzione della Scuola Elementare “Alberto Cadlolo”, tra via del Mastro e via della Rondinella), una casa, tuttora esistente, in via dei Coronari 157 ed infine questa che tuttora è conosciuta come la “Casa di Fiammetta”.

👨🏻‍🦱 Tra gli amanti di Fiammetta vi fu probabilmente anche Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI e detto “il Valentino” perché nominato dal re di Francia Luigi XII “duca di Valentinois”.

🪦 Fiammetta fu sepolta poco distante, nella chiesa di S.Agostino, dove fin dal 1506 aveva il patronato sulla prima cappella a sinistra.

Palazzo Brancaccio

👑 Palazzo Brancaccio è l’ultima residenza nobiliare ad essere sorta nel cuore della città.

🤴🏻 Costruito per volere del principe di origine napoletane Salvatore Brancaccio e di sua moglie Mary Elizabeth Field, il palazzo è anche un tipico esempio del “classicismo barocco” che tanto di moda fu alla fine dell’Ottocento. 

🏛 Passeggiando su via Merulana, non si può fare a meno di notare la sua imponente facciata, caratterizzata da tre ingressi, fiancheggiati da colonne che sorreggono un loggiato al piano superiore.

⛲️ Oggi all’interno del giardino è ancora possibile ammirare, collocato a ridosso del muro di contenimento, un delizioso ninfeo, opera di inizio Novecento dell’architetto Francesco Gai – che qui aveva anche il suo studio – che tramite cinque nicchie ha riproposto l’effetto di una grotta naturale, circondata da acqua e piante, da cui emergono statue raffiguranti Ercole e David, oltre ad un bel fregio in tema marino. 

🏹 Sempre nel giardino si trova un’altra opera di Gai, la Casina di Caccia, delicatamente decorata e luogo intimo in cui i proprietari amavano ritirarsi.

🎬 Una interessante curiosità è l’uso dei preziosi saloni interni, con le loro forme sinuose e lussuose, divenuti nel corso degli anni perfette location non solo per ricevimenti ma anche per film e spettacoli televisivi. Tra le pellicole più note girate al suo interno possiamo ricordare “Vacanze Romane” di William Wyler del 1953 con protagonisti Audrey Hepburn e Gregory Peck  e più recentemente, “La Grande Bellezza” del 2013 di Paolo Sorrentino con Toni Servillo.

Palazzo della Farnesina

🏢 L’edificio che ospita il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale fu progettato dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo, e deve il suo nome di Farnesina agli antichi e preesistenti possedimenti della famiglia Farnese nell’area che lo ospita.

📜 Il primo bando di concorso, pubblicato il 27 dicembre 1933, costituì un importante passaggio del dibattito architettonico e urbanistico del Paese, sospeso fra istanze di apertura alle nuove ricerche internazionali e la necessità del regime di disporre di un’architettura aulica di Stato, rappresentativa del partito e ispirata alla tradizione italiana e alla romanità imperiale.

😤 Nonostante il successo riscontrato dal concorso di primo grado, testimoniato dalla presentazione di più di cento progetti, numerose critiche apparvero su riviste specializzate circa la scelta dell’area a ridosso del Colosseo, ritenuta portatrice di valori storici non compatibili urbanisticamente con l’edificio che vi sarebbe dovuto sorgere.

🥇 Individuato nel 1937 il sito definitivo nell’area del Foro Mussolini, oggi Foro Italico, nello stesso anno venne reso pubblico il verdetto della commissione giudicatrice, che premiò il progetto di Del Debbio, Foschini e Morpurgo come opera “felice, altamente degna dell’ora presente”.

⚜️ Il carattere monumentale dei volumi esterni trovò puntuale riscontro nelle ampie quadrature degli interni, per i quali, nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, fu commissionato un importante apparato artistico e decorativo.

🖼 La monumentalità dell’edificio si è inoltre rivelata un contenitore ideale per ospitare una raccolta di opere d’arte: nel 2000 venne infatti formalizzato il carattere istituzionale della sua collezione, la Collezione Farnesina d’arte contemporanea.

Palazzo delle Poste

➖ Negli anni ’30 la corrente razionalista investe il mondo dell’architettura e molti edifici presentano linee pulite, minimal, scarne. 

🏢 Eppure, proprio a Roma, culla della cultura antica, e proprio in quel quartiere, sul filone delle linee e delle forme dell’EUR, sorge un palazzo a forma di C. Quello delle poste. Una forma squadrata ed elementare, a corte dimezzata, composta all’interno di più ambienti con diverse funzioni. 

🏤 Il palazzo delle poste di via Marmorata risponde perfettamente agli intenti dei due architetti, che volevano coniugare modernità e tradizione. All’elemento nuovo, sorprendente e dinamico, alle geometrie futuristiche si coniugano allora quelle classiche, più statiche, come fossero di aggiunta e di supporto. 

✖️ La caratteristica che salta subito all’occhio sono, però, le travi, diagonali e incrociate da sottili travetti in contropendenza. Che imitano, dall’esterno, la tessitura interna dell’edificio e delle sue rampe di scale. 

🏣 La macchina postale di via Marmorata diventa presto un simbolo del razionalismo dell’epoca. Le Corbusier, uno dei più celebri urbanisti e designer, in un’intervista con Antonio Munoz del 1936, ne descrive la realizzazione dicendo: «l’ufficio postale di Testaccio è romano, ma carico di formalismo moderno».