ABATE LUIGI
👴🏻 L’Abate Luigi si trova esattamente sul muro laterale della Basilica di Sant’Andrea della Valle.
🏵 È una scultura di epoca tardo-romana, raffigurante probabilmente un alto magistrato.
🏛 Questa statua venne rinvenuta nel XVI Secolo nelle fondamenta di Palazzo Vidoni e faceva probabilmente parte delle sculture che decoravano l’Hecatostylum, il Portico delle Cento Colonne.
📜 Essa raffigurava probabilmente un alto magistrato e risaliva all’età tardo Romana, ma la mancanza di un’identificazione precisa la fece ribattezzare ai Romani come “Abate Luigi”, dalla somiglianza con un sagrestano della vicina Chiesa del Santissimo Sudario.
🙃 Più di una volta la statua è stata oggetto di atti vandalici, e nel 1966, proprio a seguito di un atto vandalico, la statua rispose tramite i versi che qualche romano affisse: “O tu che m’arrubasti la capoccia vedi d’ariportalla immantinente sinnò, voi vede? Come fusse gnente me manneno ar Governo. E ciò me scoccia”.
⚒️ In occasione del restauro del 2009, al tronco della statua è stata aggiunto il calco della testa realizzato negli anni ‘70 sulla base della copia conservata nel Museo di Roma in Trastevere.
😡 Poi nel 2013 la statua parlante è stata nuovamente decapitata e, al momento, risulta priva di testa.
BABUINO
🧙🏼♂️ Si tratta di una raffigurazione di un “sileno giacente” su una base rocciosa, davanti alla chiesa di Sant’Attanasio dei Greci, nella centrale via del Babuino.
🌞 La statua del Sileno è stata identificata anche con il dio sabino Sanco Fidio Semicapro.
⛲️ Funge da elemento decorativo ad una fontana semplicissima, una volta usata per abbeverare i cavalli, sul cui bordo il vecchio personaggio sta appollaiato sin dal Rinascimento.
🐒 Il soprannome dato alla figura è la conseguenza della faccia ghignante del sileno, ora resa ancora più grottesca dall’usura del tempo.
🤪 Una tesi interessante, ma non dimostrata, vuole che in realtà il termine “babbuino” non sia altro che una variante fonetica del diffuso termine popolare “babbione”. Questo, a sua volta, deriverebbe dal latino “bambalio, bambalionis” avente significato di “vecchio svanito e cialtrone; imbecille”: la posa e l’espressione del Sileno, in effetti, potrebbero indurre un tale caustico giudizio.
🛣 La statua della fontana era talmente singolare che influenzò fortemente la fantasia e l’interesse dei romani. Uno dei primi effetti fu di determinare il cambiamento dello stesso toponimo della strada, che da via Paolina mutò appunto in via del Babuino.
🎩 Il Sileno non sarebbe diventato così famoso se il cardinale Dezza, che abitava presso la fontana, non avesse preso l’abitudine, ogni volta che vi passava davanti, di togliersi il cappello ed inchinarsi devotamente. Forse un pò miope, lo aveva scambiato per il ritratto di qualche santo.
FACCHINO
⛲️ La Fontana del Facchino, una delle sette statue parlanti di Roma, si trova sul fianco del Palazzo della Banca di Roma, Palazzo De Carolis.
👨🏻🎨 Esteticamente è forse la scultura più bella delle sei, tanto che fra i possibili artefici si menziona anche Michelangelo. Ma molto probabilmente fu realizzata a spese e su disegno del pittore fiorentino Jacopino del Conte.
👴🏻 Si tratta di una piccola fontana con le fattezze di un uomo, piuttosto rovinate a dire il vero, che tiene in mano una botticella da cui sgorga acqua.
📜 Inizialmente era posta su Via del Corso, successivamente spostata nella via attuale e pare che ci fosse al di sopra un’iscrizione: “Ad Abbondio Rizio, nominato facchino nelle pubbliche strade, valentissimo nel legar fardelli e caricarseli sulle spalle, che trasportò quanto volle, visse quanto potè e mentre portava un barile di vino in spalla e dentro il corpo, contro sua voglia morì.”
✝️ Secondo altre fantasie popolari questa statua raffigurerebbe Martin Lutero, che soggiornò a Roma nel 1511, per altri ancora M. Antonio De Dominicis, un gesuita fatto imprigionare da Paolo V in Castel Sant’Angelo dove si avvelenò.
🚰 Resta il fatto che questo busto rappresenta un “acquarolo”, impropriamente chiamato facchino.
Gli acquaroli erano persone che, di notte, andavano a riempire botti e botticelle di acqua e che durante il giorno passavano di casa in casa ad offrirla in cambio di un modesto compenso, risparmiando così alla gente la fatica di andarsi a rifornire.
MADAMA LUCREZIA
👩🏼 Il busto di Madama Lucrezia, che si trova in piazza San Marco vicino all’omonima chiesa, fu donato da Paolo II a Lucrezia d’Alagno, amante del re di Napoli Alfonso d’Aragona.
🇪🇬 Diverse, però, furono le ipotesi su chi potesse realmente essere la donna rappresentata.
Per alcuni studiosi la donna sarebbe la dea egizia Iside riconosciuta dal modo in cui il pallio è annodato sul petto; secondo altri rappresenterebbe una sacerdotessa isiaca e proverrebbe dal vicino iseo Campense; una terza ipotesi potrebbe raffigurare l’imperatrice Faustina.
🪞 Potrebbe essere anche la stessa Lucrezia, figlia del napoletano Nicola D’Alagno che nel 1428 ricoprì la carica di Senatore di Roma e che abitava nei pressi di Palazzo Venezia nel periodo della sua costruzione.
Costei era conosciuta per la sua bellezza, per la sua eleganza e per una buona dose di vanità.
🎩 Vi era anticamente la tradizione di portare rispetto a Madama Lucrezia. Chi vi passava davanti, doveva togliersi il cappello ed inchinarsi e la giornata sarebbe stata propizia. L’usanza era fatta rispettare dai monelli del rione che facevano inchinare i passanti lasciando in terra una moneta legata ad un filo che ne consentiva l’immediato recupero. I cappelli venivano tolti dai precisi colpi di fionda degli stessi ragazzi.
👄 La statua faceva parte del cosiddetto “congresso degli arguti”, cioè delle statue “parlanti” su cui venivano affisse da anonimi le invettive contro il malcostume e il governo pontificio conosciute come “pasquinate”, dal nome di un’altra statua nota come Pasquino.
MARFORIO
🧔🏻 La colossale scultura rappresenta una divinità maschile sdraiata, con lunga barba; un mantello le copre la spalla, il braccio sinistro e le gambe. Nella mano sinistra, aggiunta successivamente, tiene una conchiglia. Al di sotto della figura vi è un mostro marino, dalla cui bocca sgorga l’acqua che cade nella vasca antistante. La statua viene interpretata come la personificazione di Oceano o di un fiume, forse il Nera.
🏛 L’opera fu rinvenuta nel Foro di Augusto, presso il Tempio di Marte Ultore, nel XVI secolo, nella zona denominata nel Medioevo Foro di Marte o Martis Forum.
🌊 L’origine del nome Marforio potrebbe derivare dalla distorsione di una iscrizione sulla fontana stessa: Mare in foro; oppure, secondo un’altra ipotesi il nome sarebbe invece da attribuire alla famiglia Marfoli o Marfuoli, che aveva delle proprietà nei pressi del Carcere Mamertino, nella zona in cui fu rinvenuta la statua.
🖼 Papa Sisto V nel 1588 la traferì da piazza San Marco sul Campidoglio, nel cortile di Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini
👄 Marforio era considerato la “spalla” di Pasquino, poiché in alcune delle satire le due statue dialogavano fra di loro: una faceva domande riguardo ai problemi sociali, alla politica, ecc., e l’altra dava risposte argute, una sorta di botta e risposta su problemi sociali e politici.Ad esempio, quando sotto l’occupazione francese (1808-1814) Napoleone cominciò a razziare i tesori d’arte di Roma, Marforio interrogò come al solito il compagno: «È vero che i Francesi sono tutti ladri?» Risposta di Pasquino: «Tutti no, ma Bona Parte».
PASQUINO
👄 Pasquino è la più celebre statua parlante di Roma, divenuta figura caratteristica della città fra il XVI ed il XIX secolo.
📝 Ai piedi della statua, ma più spesso al collo, si appendevano nella notte fogli contenenti satire in versi, dirette a farsi beffe anonimamente di personaggi pubblici più importanti.
Erano le cosiddette “pasquinate”, dalle quali emergeva, non senza un certo spirito di sfida, il malumore popolare nei confronti del potere e l’avversione alla corruzione ed all’arroganza dei suoi rappresentanti.
🗡 La statua è un frammento di un’opera in stile ellenistico, risalente probabilmente al III secolo a.C., danneggiata nel volto e mutilata degli arti, rappresentante forse un guerriero greco oppure un gruppo di due guerrieri, l’uno che sorregge l’altro.
📜 L’origine del nome è avvolta nella leggenda, di cui esistono diverse versioni. Secondo alcuni Pasquino sarebbe stato un personaggio del rione noto per i suoi versi satirici: forse un barbiere, un fabbro, un sarto o un calzolaio. Secondo Teofilo Folengo mastro Pasquino sarebbe stato un ristoratore che conduceva il suo esercizio nella piazzetta. Un’ipotesi recente sostiene invece che fosse il nome di un docente di grammatica latina di una vicina scuola, i cui studenti vi avrebbero notato delle rassomiglianze fisiche: sarebbero stati questi a lasciare per goliardia i primi fogli satirici.